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martedì 26 novembre 2013

Amedeo Amadei (Fornaretto)

A 92 anni è scomparso Amedeo Amadei, uno dei più grandi goleador della storia del calcio italiano. Il nome di Amadei è sempre stato identificato con quello della Roma, pur avendo giocato con notevole successo anche con Inter e Napoli.

La carriera di Amadei è un portento di precocità e, allo stesso tempo, di longevità agonistica: esordio in serie A a 15 anni, quasi vent’anni di carriera e in mezzo una guerra mondiale. Nato a Frascati, dove la famiglia gestiva un panificio, Amadei dopo aver letto l’annuncio su un giornale si presenta in bici con un amico ai provini della Roma. Il tutto a insaputa dei genitori. La Roma gli offre subito un posto in squadra. Offerta respinta dal padre che lo vuole impegnato nell’attività di famiglia assieme alle sorelle, ma sono proprio loro a farsi carico del lavoro aggiuntivo pur di consentire al fratello di coronare il suo sogno.
Il 2 maggio 1937 all’età di 15 anni “Fornaretto” Amadei esordisce in serie A con la Roma e una settimana dopo sigla il primo gol: primati tutt’ora ineguagliati (nove i giorni di differenza con Gianni Rivera che nel 1959 esordì in A con la maglia dell’Alessandria).

Nel 1938 Amadei viene ceduto in presto all’Atalanta, poi torna a Roma dove resterà sino al 1948. Negli anni della Seconda Guerra Mondiale s’impone come l’incontrastato re di Testaccio (“l’ottavo di Re di Roma”), guidando nella stagione 1941-42 i giallorossi alla conquista del primo Scudetto con ben 18 reti in 30 partite. Viene anche squalificato a vita (e poi amnistiato) per un calcio all’arbitro (mai dato, ma si scoprirà solo più avanti) durante una sfida di Coppa Italia col Torino. Nel 1948 passa all’Inter, chiudendo la carriera in giallorosso con 116 gol (13 più del mitico Rodolfo Volk): segnature che per mezzo secolo gli assicurano il titolo di miglior goleador della storia romanista. Un primato eguagliato e superato solo negli anni Ottanta da Roberto Pruzzo (138) e più recentemente da Francesco Totti (285).

Amadei amava la Roma al punto da chiedere, inascoltato, all’Inter di non schierarlo contro la sua ex squadra. Nel biennio in nerazzurro Amadei conferma la sua media gol segnando 42 reti in 70 partite. Nel 1950 passa all’ambiziosissimo Napoli di Achille Lauro che negli anni successivi avrebbe portato al San Paolo anche lo svedese Jeppson (scomparso pochi mesi fa), per mettere in piedi una squadra da titolo. Coi biancoazzurri Amadei mantiene la media rispettabile di un gol ogni tre gare ma il titolo non arriva. Nel 1956 Lauro gli affida il ruolo di allenatore-giocatore per sostituire in panchina il tecnico Monzeglio (suo ex compagno alla Roma), allo scopo di raddrizzare una stagione partita con l’ambizione di competere per lo scudetto e che invece vede la squadra evitare di poco la retrocessione. Col campionato 1955-56 si chiude la ventennale carriera di calciatore di Amadei. Quella da allenatore non lo vedrà mai sulla panchina della Roma – grande rimpianto – ma solo su quelle di Napoli (sino al 1961 e premiato col Seminatore d’oro nel 1958) e Lucchese (nel 1963).


"Non potete pretendere che pugnali mia madre!" 

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